Abstract
L'opera di Menninghaus si pone l'obiettivo di presentare il disgusto in quanto correlato e antagonista di una "cultura estetica" moderna. Menninghaus intende, per prima cosa, presentare il disgusto attraverso il pensiero di alcuni rilevanti filosofi, estetologi, psicanalisti, che non sono mai stati considerati come dei teorici del disgusto, ma che, affiancati, possono creare una costellazione di problemi che viene a delineare una teoria del disgusto (Mendelssohn, Winckelmann, Lessing, Herder, Kant, Rosenkranz, Nietzsche, Freud, Bataille, Sartre, Elias, Douglas, Kristeva). In secondo luogo, l'autore intende definire la posizione e la funzione del disgusto nell'estetica e nel sistema delle arti a partire dalla loro nascita come saperi autonomi, ossia a partire dal XVIII secolo. Menninghaus, in terzo luogo, sottolinea che l'intento originario dell'opera è quello di costruire una contro-storia della letteratura alla luce di un progressivo sviluppo della nozione di disgusto. Per raggiungere questo obiettivo l'autore dedica un lungo e articolato capitolo alle opere di Kafka. Il testo, infine, intende fare riferimento agli studi di Julia Kristeva e alla sua definizione di abiezione. Pur non essendo il primo interesse di questa trattazione, l'autore dedica alcune pagine anche all'arte contemporanea e alla politica, sempre in una prospettiva storica che comprende il periodo che si estende dal XVIII secolo ai giorni nostri.